Quando Filippo mi ha proposto di venire a giocare a tennis tavolo al Patronato non sapevo proprio cosa aspettarmi. Venivo dall’ambiente calcistico, che ho dovuto lasciare per un problema della crescita che mi aveva bloccato un ginocchio e avevo giocato a ping pong solo all’oratorio di Canove, vicino ad Asiago. Mi ricordo ancora il primo allenamento. Portavo un cappellino con il frontino e ho giocato con Carlo Curti (ancora nel fiore degli anni, quando andava a fare le vacanze per 4 mesi al sud) che subito mi ha dato il benvenuto con un “Tieni, questa è un’antitop, ti insegno ad usarla”. Quella gomma ce l’ho ancora conservata a casa perché non è stata solo la mia prima gomma, è stata l’inizio di una passione. Era il 2007 credo quando ho iniziato, e non ho più smesso. Certo ho praticato altri sport e ora ho messo da parte il ping pong per dedicarmi ad altro, ma la voglia di riprendere la racchetta in mano e palleggiare sul muro è davvero tanta, ed è sempre stata tanta. Ricorderò sempre i tornei CSI di Paese e di Cinto Caomaggiore, quelli dove se magna bene e si beve tanto. Grazie alla Leoniana TT sono cresciuto, mi sento di dire che mi avete cresciuto, dal primo all’ultimo, ognuno a modo suo. Come Piero, prendendomi a randellate con la racchetta, come il Conte, sempre in prima fila per migliorare e migliorarsi (a volte scassando un po’ la minchia), come Mark & Andrea, i miei primi “Avvoltoi”, con cui, assieme a Pippo e Gio l’australiano, abbiamo finito il campionato di D1 imbattuti e abbiamo fatto di ogni trasferta un’occasione per bagolare e fare del nostro spirito di squadra un lucchetto che non si può scardinare. Come tutti quelli che mi hanno lasciato qualcosa oltre al semplice sparring. Questo è lo spirito Leoniano che accostato all’agonismo rende questa società la migliore società che penso possa esistere. La Leoniana con cui ho passato circa metà della mia vita fino ad oggi, la Leoniana che non deve cambiare mai come la gomma sul rovescio di Sorcarlè.
Grazie.
Il Giovane Guido, Natale 2017.