Leoniani nel mondo: Top 5 tavoli da TT dell’emisfero Australe
Quello che segue è un meraviglioso contributo del nostro leone nel mondo Giovanni “Avvoltoio” degli Amenduni che torna in Italia e ci delizia con questa top five. Buona lettura estiva.
Saltando una intera stagione di addobbi, una delegazione Avvoltoia composta dal collettivo degli Amenduni è sopravvissuta per mesi nell’emisfero Australe, sfidando condizioni ambientali proibitive, animali di rara bruttezza e stormi di Fitet. Di seguito si riporta la classifica dei 5 migliori tavoli riscontrati, che potrà essere utile ad ogni piattofilo per pianificare il proprio viaggio. La classifica sarà ricompresa nella guida pongistico-turistica di imminente pubblicazione dal titolo “Avvoltoi Planet”®.
5° Posto. Tavolo freestylahh
Tavolo ubicato ai margini di un parcheggio per auto truccate peggio della Uno di Gigi e realizzato in pietra lavica finemente levigata, con retina in pura plastica tossica ricavata da uno schiacciamosche. Il tavolo è utilizzato prevalentemente dalle gang di rappers locali per stabilire le opportune gerarchie a suon di side e breakdance. Nelle giornate ventose e assolate viene convertito a piano di cottura per uova e luganeghe, il che lascia sulla superficie un piacevole strato di unto che crea viscidi e commoventi effetti nelle successive maratone del palleggio. Degni di nota i bombolozzi alle spalle del tavolo, che vengono caricati con 3000 litri di colla fresca ciascuno, per un rapido e preciso incollaggio abusivo fra un set e l’altro.
#YofratelloH
4° Posto. Tavolo heavy metal
Questo tavolo è stato costruito utilizzando manodopera a basso costo formata da turisti ventenni attirati con l’inganno dalla FITET locale. La struttura è realizzata a partire da un’unica lastra di piombo dal peso incalcolabile che ne ha impossibilitato il trasporto all’interno di un qualsiasi piattodromo, pertanto il cataplasma è stato lasciato davanti un’abitazione a caso. La retina è stata ricavata unendo 32 confezioni di “forza 4”, poi ricoperte di ghisa sferoidale. La migliore strategia di giuoco su tale superficie è quella di produrre taglieggi corti nella speranza che l’avversario si appoggi al tavolo e rimanga vittima di auto-combustione, all’insegna del fair play. Si consiglia l’utilizzo di palline di plastica rinforzata per evitare “l’effetto fonduta”.
#Siderurgia
3° Posto. Sedicente tavolo da Ping Pong
Non sono a tutt’oggi chiare le intenzioni originarie del costruttore di tale tavolo, che presenta dimensioni talmente random da essere ritenuto illegale persino per farci un picnic. Fortunamente il cartello esplicativo chiarisce ai campeggiatori che la struttura è da destinarsi all’antica pratica dello spin. Il piano di giuoco è composto da pregiato compensato aggredito da misteriose specie di muffe tropicali, lasciato grezzo per conferire alla superficie un amabile effetto satin: al contatto con la stessa si riesce ad assimilare una quantità di schegge comparabile ad un abbraccio con un cesto di ricci di mare. La migliore tecnica di gioco consiste nel colpire le peggiori irregolarità del tavolo creando sinistre traiettorie ed effetti avversi alle leggi della fisica.
#Campingpong
2° Posto. Tavolo art Déco
Dopo aver realizzato un tavolo outdoor in metallo di colore nero, i costruttori, onde evitare una grigliata di pongisti ad ogni torneo, hanno deciso di posizionarlo nel punto più oscuro dell’emisfero australe (la foto è stata scattata alle 11.59am in una giornata di sole) e di ravvivarlo con decorazioni di dubbio gusto. Le trame sono state però scelte da un libro di disegni che creano illusioni ottiche: la migliore strategia di gioco risulta pertanto quella di mandare la pallina zempre nello stesso punto sperando che l’avversario, fissando intensamente la grafica, venga colto da mistiche allucinazioni. Dopo mezz’ore di cesti piatti c’è chi giura di veder emergere dal motivo decorativo l’effige di Harimoto Tomokazu intento a fare domanda di reddito di cittadinanza.
#Vedolauroraboreale(cit.)
1° Posto. Tavolo anti-mortazze
Al primo posto troviamo un tavolo concepito per contrastare gli amanti del giuoco morto. Il piano è composto da un monoblocco di frassino trattato con 600 mani di laccatura, al fine di conferirgli una rigidità prossima al basalto. In questo modo, anche la più mefitica delle palle morte si impenna al contatto con la superficie, permettendovi di elargire agilmente letali quanto sgraziati schiaffoidi, uscendo leggiadri dalla palude del “non ha nulla”. La retina, costituita da una verga in noce nazionale dello spessore di 8 cm, ruotabile durante il gioco e facilmente trasportabile come bagaglio a mano, impedirà inoltre ai vostri avversari puntinati di effettuare il classico schema “mazzatatribale-retina-puntomeritato-scusa”, spedendoli rapidamente nell’ormai classico Tunnel del Carletto®.
#DaOmologareSubito
CITAZIONE
Citazione di viaggio, dal libro “On the Road” di Jack Kerouac (1957) “Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo”; trasposizione all’universo pongista, dal diario di viaggio Avvoltoio (2017-2018) “Basta seguire lo spin e prima o poi si arrota il mondo”.